Così parlò Orso Stanco

Momenti di vita di un orsetto di peluche

Je m’en moque (2 parte: la miserabile esistenza di Luise Sochiot)

Dopo il saccheggio della Valle d’Aosta da parte delle truppe francesi comandate dal maresciallo de La Huguette, si sparse dovunque la notizia che la causa stessa del saccheggio fosse stata la tagliente risposta di Théophile Sochiot: "je m’en moque". Ovviamente Théophile non aveva colpa alcuna ma come si sa, fa sempre comodo trovare un capro espiatore per le proprie disgrazie. Fu così, che accusato ingiustamente, Théophile dovette fuggire dalla Valle d’Aosta. Théophile era da poco rimasto vedovo ed aveva una sola figlia, Luise che fuggì insieme a lui. Si diressero verso il sud della Francia dove i suoi avi avevano abitato prima di lui. L’intenzione di Théophile era di recarsi a Marsiglia e da lì cercare di emigrare nel nuovo mondo. Arrivarono nella città mediterranea a tarda sera e Théophile poco prudentemente non pensò ad aspettare il giorno seguente per entrare in città e cercare alloggio in attesa della partenza. Entrati in città furono aggrediti da un gruppo di malfattori che per derubarli di tutti i loro averi, uccisero Théophile. Luise venne violentata dal gruppo e massacrata di botte fino ad essere lasciata per morta. Si risvegliò alcuni giorni dopo in un letto del convento delle suore dove era stata portata da qualcuno che al primo mattino l’aveva trovata esanime. Seppe dalle suore che era ormai rimasta sola. Dopo essere guarita dalle ferite fisiche si ritrovo, ancora adolescente, senza risorse e in mezzo alla strada. Non ancora guarita dalle ferite psicologiche conseguenti alla brutale aggressione si ritrovo dopo poco tempo ad esercitare "il più antico mestiere del mondo". Furono anni davvero difficili per lei, durante i quali rimpianse più volte di non essere morta. Certi volte si chiedeva se per lei che era stata abituata da bambina all’agio della vita borghese, che l’attività professionale di suo padre le garantiva, valeva la pena di vivere una vita del genere. Sempre la risposta era ancora quel motto medioevale che era stato quello dei suoi avi: "je m’en moque". A dispetto del degrado più completo nel quale era costretta a vivere Luise rimaneva una bella ragazza dotata di una buona cultura. Fu notata da un ricco mercante che quando era di passaggio a Marsiglia non mancava di "farle visita". E infine si decise a fare di lei la sua "maitresse". Le procurò un piccolo appartamento nella vicina città di Orleans, modesto e riservato dove poterla incontrare in tutta tranquillità quando ritornava dai suoi viaggi. Il mestiere di Luise non era cambiato ma non era più obbligata a soddisfare tutti gli uomini che le si presentavano, poteva persino immaginare di essere tornata a far parte della buona società. Il denaro che le dava il suo amante non le permetteva di vivere agiatamente ma in modo perlomeno decente. Dopo aver sperimentato la povertà e le umiliazioni peggiori Luise era tuttavia timorosa che il suo amante si stancasse di lei e quando le capitò l’occasione diventò l’amante di altri uomini, facendo credere ad ognuno di essere l’unico a cui si concedeva. Questo le permise di risparmiare un piccolo capitale e le dava la sicurezza di non dover ritornare nel marciume da cui era uscita così difficilmente. Da uno di questi uomini ebbe una figlia, Anne. Anne era molto bella ed intelligente, ma figlia di una donna non sposata e con un passato poco chiaro alle spalle non poteva certo aspirare, rimanendo ad Orleans, di entrare a far parte della buona società. Per lei il futuro poteva al limite significare praticare il lavoro della madre. Ovviamente Luise non voleva una vita simile per la figlia. Fu lei a trasmettere ad Anne tutte le conoscenze che aveva acquisito da ragazzina, quando essendo figlia di uno stimato notaio poteva permettersi di studiare. Tra le nozioni culturali che Luise trasmise alla figlia vi erano anche notizie storiche sull’origine della famiglia. Al momento dell’uccisione di Théophile erano andati persi i documenti che di generazione in generazione erano stati ricopiati e trasmessi sin dal momento in cui Terzius si era stabilito ad Augusta Paetoria. La frammentarietà delle notizie storiche sulla famiglia è determinata dal fatto che Luise riuscì a trasmettere alla figlia soltanto alcuni eventi che a lei erano stati impressi in maniera indelebile quando aveva avuti occasione di leggere la storia della sua famiglia. Con Luise il motto dei De Socio si estese anche alla stessa storia famigliare: ne Luise ne nessuno dei suoi discendenti, almeno fino ad oggi, scrissero mai più la storia di questa famiglia. Ad ogni generazione, tra distorsioni e dimenticanze, qualche nuovo pezzetto dell’epopea andava persa.

Diventata una donna adulta Anne decise di lasciare Orleans. Luise vedeva così realizzato dalla figlia quello che qualche decennio prima era stato il desiderio di suo padre: trasferirsi nel nuovo mondo. In quegli anni i francesi avevano fondato in America una colonia ed una piccola città che aveva preso il nome dal duca di Orleans, all’epoca reggente del regno di Francia: Nouvelle Orleans. In Francia, nella "vecchia" Orleans, la cosa aveva una grande rinomanza ed è proprio nella Nouvelle Orleans che Anne decise di emigrare. La possibilità di una vita migliore per sua figlia convinsero senza difficoltà Luise a donare alla figlia la maggior parte del piccolo capitale risparmiato per finanziare il viaggio. Anne si imbarcava poco dopo a Marsiglia su uno dei tanti velieri che portavano, tra tante difficoltà, gli immigranti nel nuovo mondo. Mentre la nave si allontanava lentamente sul mare, dal molo Luise salutava agitando un piccolo fazzoletto. Sapeva che non avrebbe mai più visto la figlia; una piccola lacrima scendeva sulle guance ormai rugose. Era la prima volta che piangeva da quella terribile sera in cui era arrivata per la prima volta in quella città. Ora tutto andava come doveva, ora le ferite potevano guarire.

   

To be continued….

13 febbraio 2010 - Posted by | Senza categoria

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